Personaggi illustri

Ultima modifica 6 maggio 2024

Peppino Fogliani

Nacque ad Ucria il 20 febbraio 1906 da Vincenzo Fogliani, nativo dello stesso paesino dei Nebrodi e da Maria Concetta Firenze, isolana di Salina, moglie di quel Real Carabiniere che sull’isola dove era stato mandato, nel comune di Malfa, tutti conoscevano e rispettavano.

Era stato lui a volere che sua moglie partorisse a Ucria il loro secondo figlio.

Marito e moglie, con in braccio il bimbo pallido ed emaciato, reduce da una seria malattia polmonare tornarono però in fretta nel seno della famiglia a Malfa per seguire in America i parenti di Maria Concetta impiantati da tempo a Waltham, Massachusset, un quartiere di Boston tradizionalmente abitato dagli Italiani.

A neanche un mese di vita, Giuseppe partiva quindi da Genova con la nave Sicilia da dove salpò salpò il 15 marzo successivo.

La famiglia Fogliani raggiunse l’America il 25 Aprile 1906 consegnando l’infanzia di Giuseppe a un nuovo mondo, una nuova lingua, una civiltà diversa con cui misurarsi facendo in modo di non restarne schiacciati.

Nel chiassoso ma anche gioioso quartiere di Boston, Giuseppe ci doveva rimanere ben tredici anni destinato a far parte  parte .di coloro che venivano apostrofati dagli americani come “birds of passage”, uccelli di passaggio.

A metà del 1919, ci fu il ritorno a casa e per Peppino non fu facile integrarsi in quell’ambiente così diverso da quello dove era sempre vissuto.

Fu inviato in collegio perché tenerlo a Malfa sarebbe stato un problema e, oltretutto, la sua precedente istruzione scolastica si sarebbe dispersa e il proseguimento degli studi penalizzato.

Peppino frequentò dapprima il Collegio Salesiano di Messina, appena ricostruito dopo che la notte del terribile terremoto, il 28 dicembre 1908 e poi il liceo classico presso il collegio Pennisi di Acireale, la rinomata scuola dei gesuiti

L’ultimo anno di liceo lo completò al Convitto Ludovico Ariosto di Napoli.

Conseguita brillantemente la licenza liceale classica, fece le sue scelte.

Decise di fare il medico! Disse, pertanto, a un compiaciuto Vincenzo e ad una rassegnata Maria Concetta che voleva continuare i suoi studi iscrivendosi alla facoltà di medicina dell’Università di Napoli dove entrò nel 1925.

Gli studi andarono avanti in modo eccellente, confermandogli che la medicina era stata per lui una scelta dettata da vera passione.

Da quella smisurata fucina di cultura umanistica e scientifica erano usciti molti luminari della medicina ai quali lui amava richiamarsi.

Li cominciò a frequentare la casa del professore Antonelli, famoso odontoiatra, del cui figlio era collega di corso all’Università!

Ebbe modo di conoscere così la futura moglie Olga, figlia del prof Antonelli, giovane donna dalle eccelse qualità musicali e concertistiche.

Era il 30 Giugno del 1932 quando il dottor Giuseppe Fogliani uscì dall’Università di Napoli con il suo bel titolo in tasca conseguito nei regolamentari sei anni di corso e con il massimo dei voti ma restavano solo pochi giorni per distendersi.

Il giorno di ferragosto del 1932 era già dietro i cancelli dell’Accademia Navale di Livorno, dopo un breve passaggio dalla base di La Spezia.

Dall’Ottobre del 1932 al Gennaio 1933 tornò nella sua Napoli per frequentare la Regia Scuola di Sanità Marittima e vestire poi la divisa di Ufficiale Medico, entrando nel Corpo Sanitario Militare Marittimo.

Nell’Aprile del 1933 si poté ritenere un medico a tutti gli effetti, dopo il conferimento, a Pisa, dell’abilitazione all’esercizio della professione.

Fu Ufficiale Medico a Pola, in Istria, dove rimarrà dal Febbraio 1933 al Novembre 1933.

Fece parte dell’equipaggio dell’esploratore leggero Falco per circa un anno, dal Novembre del 1933 all’Ottobre del 1934 vivendo l’eccitante atmosfera della rinascita militare nel periodo fascista, solcando il mare, il suo elemento preferito.

Il fervore verso gli studi, comunque, non l’abbandonò mai e prima di ottenere il congedo, il 31.10.1934, ebbe tempo e modo di arricchire il suo curriculum frequentando, a Napoli, un corso di Malattie respiratorie e Tubercolari all’Istituto Achille De Giovanni , un corso sulla diagnosi e la cura del tracoma ,  un corso di Igiene pratica , un corso di Puericultura   per affinare il suo sapere nei campi della medicina sociale a lui molto congeniali.

Il suo stipendio di Ufficiale di Marina gli permise, conducendo una vita spartana, di pagarsi da solo la continuazione degli studi di specializzazione e di gettare uno sguardo timido alla possibilità di sposare Olga.

Quando nell’Ottobre del 1934 Peppino lasciò la Marina, non restò con le mani in mano.

Tornò a Milazzo deciso a stabilirvisi per dare inizio alla sua professione medica.

Il 6 Dicembre 1934 l’ospedale di Milazzo, allora sotto l’egida della Congregazione di Carità, rispondeva così alla sua richiesta di tre giorni prima:

“Inteso il parere, incondizionatamente favorevole del Direttore dell’Ospedale, autorizzo la S.V. a frequentare questo civico ospedale come assistente volontario, non retribuito, con le attribuzioni che le verranno assegnate dal Direttore prof. Impallomeni Giovanni……..”.

L’imminenza della guerra d’Africa causò il suo richiamo in Marina l’11 Giugno 1935.

Dal Dicembre 1935 al Giugno del 1936, per ben cinque volte percorse la rotta tra Napoli, Massaua o Chisimaio sulla Heluan, una nave un po’ trasporto truppe, un po’ ospedale.

Dotata di 600 posti letto, venne impiegata tra l’Italia e la futura Africa Orientale Italiana, trasportando truppe all’andata ed infermi al ritorno.

Peppino passò poi un breve periodo sulla torpediniera La Masa, fino all’inizio di Luglio del 1936.

Appena sbarcato non ebbe un attimo per tirare il fiato e fu destinato per due mesi all’Infermeria della Marina di Messina per poi essere inviato a quella di Castellammare di Stabia dall’Agosto del 1936 al Febbraio del 1937.

Officiato a Napoli, il 25 Ottobre del 1936, si celebrò il sospirato matrimonio con Olga.

Incredibilmente, Peppino, nonostante le turbolenze causate dalla guerra e dai suoi impegni d’imbarco il 12 luglio del 1937 trovò persino il tempo, il modo e la possibilità di specializzarsi in Pediatria all’Università di Napoli con il voto di 68/70;nonostante venisse in quel tempo saltuariamente richiamato ed imbarcato sulla nave appoggio della Marina Militare “Eritrea”, nuova di zecca ed appena entrata in servizio

Prima di lasciare Napoli, mise a frutto anche due mesi di intervallo tra il congedo dalla Marina e la partenza per Milazzo facendo l’assistente volontario presso il dispensario antitubercolare “L. Bianchi” sito in piazza Salerno al Vasto.

Per Peppino tempi morti non ne erano mai esistiti.

Da Milazzo era stato assente per due anni e mezzo ma seppe subito riconquistarsi l’antica fiducia del prof. Giovanni Impallomeni che, quando sarà chiamato a descrivere il suo operato come suo assistente gli riconoscerà di essersi disimpegnato lodevolmente, distinguendosi per zelo, intelligenza, cultura e spiccata attitudine nel disimpegno di tutti i complessi servizi ospedalieri, pronto soccorso, reparti di Medicina e Chirurgia, sala di maternità, talora anche nella sua sostituzione nella direzione dell’Istituto.

Tutto ciò, evidentemente, non bastò a Peppino che si iscrisse e frequentò la Scuola (in appresso chiamata“Forlanini”) di perfezionamento in Clinica delle Malattie Respiratorie a Roma di cui era Direttore il Prof. Eugenio Morelli, professore ordinario di Tisiologia in quell’Università.

Eugenio Morelli fu l'uomo, il medico, il sociologo e il maestro che maggiormente avrebbe influito sulla sua professione di medico.

Morelli sarebbe stato il tecnico, il consigliere, la guida, da cui avrebbe tratto l’incitamento ad operare con sistematicità e con ritmo rapido.

Tra i suoi colleghi specializzandi più anziani, conobbe Vincenzo Monaldi, dedito, sin dai tempi della laurea, alla ricerca nel campo della tubercolosi e delle malattie dell’apparato respiratorio.

Diverrà professore alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Napoli,  e primo alto commissario per la sanità che prenderà in seguito la dizione di Ministero della sanità.

Nel 1938 Peppino decise di andare ad abitare a Milazzo. Trasferì la famiglia e vi si stabilì dopo aver dato l’addio con grande nostalgia alla divisa della Marina Militare.

All’acuto professore Impallomeni direttore dell’Ospedale di Milazzo non era sfuggita la presenza a Milazzo di un giovane, preparato e brillante medico e fece di tutto per averlo con sè.

Andò a finire che Peppino divenne il suo fido assistente, restando al suo fianco fino allo scoppio della guerra.

Il 1939 lo vide già ampiamente introdotto nel tessuto sanitario e sociale cittadino.

Fu il sanitario addetto al settore Figli della Lupa, Balilla, al settore Premilitari, medico condotto interino per qualche mese e medico delle carceri.

Il 6 Novembre 1940, concluse brillantemente la sua carriera di studi, riuscendo, con ferma volontà, a conseguire la sua seconda specializzazione in Tisiologia, presso l’Università degli Studi di Roma, quando la guerra era stata dichiarata da qualche mese.

Richiamato alle armi, dopo il sanatorio militare Campo Italia in Messina fu destinato all’Ospedale della Marina “Regina Margherita” dove lavorò a fianco del famoso prof. di Chimica biologica e di Fisiologia umana, all'Università degli Studi di Messina, Gaetano Martino richiamato anche lui alle armi durante gli anni di guerra, come ufficiale medico.

A Roma sarebbe anche stato rettore dell’Università dal giugno 1966 fino alla morte.

Nel frattempo, come ministro degli esteri avrebbe guidato la delegazione italiana per la stesura e la firma dei Trattati di Roma e sarebbe stato il primo ministro italiano a parlare all'Assemblea ONU.

Con la guerra finì un triste periodo ma ne cominciava un altro altrettanto difficile e impegnativo.

Tornato a Milazzo, Peppino si recò all’ospedale civico, sperando di potervi trovare la precedente collocazione ma trovò il suo vecchio posto occupato. Gli fu offerta soltanto la possibilità di fare il medico volontario.

Approdò alla politica nell’immediato dopoguerra.

Subito dopo la Liberazione, nell’Agosto del 1945, Peppino Fogliani fece il suo ingresso nella vita pubblica cittadina con l’incarico di commissario prefettizio.

Chiese al governo nazionale sostanziosi stanziamenti per la ricostruzione e il potenziamento del porto, per la costruzione di un nuovo acquedotto, per una nuova rete fognaria e per il rifacimento e l’allargamento della viabilità.

Le prime elezioni amministrative furono fissate il 17 Novembre del 1946 ad appena quattro mesi dalla votazione per l’Assemblea Costituente e per il Referendum Istituzionale.

Peppino, per rispetto del ruolo fin lì rivestito non ritenne opportuno farsi coinvolgere e di scendere in lizza.

Si presentò invece alle elezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana del 20 Aprile 1947 nelle liste della Democrazia Cristiana.

Non fu eletto per pochi voti . Le nuove elezioni furono fissate al 26 Ottobre del 1947 e, questa volta, Peppino Fogliani decise di scendere in campo.

Peppino Fogliani ricevette la nomina a vice sindaco.

Alla carica di sindaco arrivò il 30 Giugno del 1948.

Adesso poté dare sfogo a quella voglia di rinascita che voleva inculcare nell’animo di tutta la città, coinvolgendo in un nuovo spirito di solidarietà ogni singolo cittadino.

In breve tempo elaborò un preventivo sommario delle opere necessarie alla ricostruzione della città e dell’ammontare della spesa presunta per la loro realizzazione.

Era il 29 Giugno 1951 quando Peppino Fogliani fece tappezzare la città con manifesti listati a lutto per l’eroe di Buccari, di Grado e di Premuda, Luigi Rizzo. Memorabile fu anche il suo discorso funebre diffuso dal suo scranno di Sindaco.

Lui che della Marina portava sempre dentro i ricordi della formazione del suo carattere, ripercorse con uno struggente racconto le gesta dell’Affondatore esaltandone le doti di modestia, schiettezza e bontà.

L’amarezza dovuta ai contrasti politici portò Peppino a non ripresentarsi alle seguenti elezioni comunali del 25 Maggio 1952, quando per la prima volta si votò con il sistema maggioritario.

In occasione delle elezioni comunali della primavera del 1956, Peppino Fogliani visse un’epoca di appassionato e appassionante agone politico di cui lui stesso fu uno dei maggiori protagonisti.

Da buon ucriese, paesano di Peppino, lo appoggiò Nino Gullotti, astro nascente della politica sicilana.

Peppino ne uscì vincitore e non vi dico cosa successe a Milazzo!

Con un minimo scarto di trecento voti trionfò sull’avversario avviandosi ad una nuova sindacatura.

Il fatto eclatante accadde nell’Aprile del 1957

La SAROM di Attilio Monti presentò il progetto per la costruzione di una grande raffineria di petrolio in contrada Mangiavacca a Milazzo.

Quando la notizia si sparse si sentì un coro di consensi alzarsi dalla popolazione e soprattutto dai sindacati dei lavoratori.

In città sarebbe arrivata la grande industria, posti di lavoro in quantità, benessere ed avvenire assicurato per i figli.

In mezzo a quel tripudio di beneplaciti all’iniziativa, si alzò grave e severa la voce di Peppino Fogliani e della sua amministrazione.

Il problema più grosso, però, secondo Peppino era che il rincorrersi degli avvenimenti costringeva la sua amministrazione ad affrontare il problema dell’industrializzazione del territorio della città senza adeguata riflessione e pacata considerazione.

Al sindaco Peppino Fogliani, ed alla sua giunta venne rimproverato di voler mettere i bastoni in mezzo alle ruote alla realizzazione del colosso industriale, negando alla popolazione di usufruire di un migliaio di posti di lavoro.

La corsa all’industrializzazione del territorio era partita e mai lui si permise, anche in seguito, di contrastare la volontà popolare.

Però, non gli si poteva non riconoscergli il diritto ad esprimere le sue “riserve” personali sotto forma di semplici osservazioni che oggi suonano come il prodotto delle sue doti di acuta previgenza.

Passeranno tanti decenni prima che la gente, interrompendo le sue passeggiate da pensionato gli ribadisse di come avesse ragione, a quell’epoca, e di come fosse stata miope quella scelta che aveva messo fine per sempre allo sviluppo turistico della città.

Si può dimenticare oggi, quale avvio (disordinato) diedero all’edilizia cittadina gli stipendi elargiti dalla raffineria?

La fine degli anni '60 e '70 videro Peppino tirarsi fuori dall’impegno diretto nell’amministrazione cittadina.

Presentando la sua candidatura alle elezioni regionali del 13 Giugno 1971, partecipò ai trionfi di pubblico nei comizi dei leader nazionali e regionali del partito.

In quella campagna elettorale volle dare ai suoi elettori l’immagine ottimistica di una Sicilia e di una città in piena espansione, meritevole e bisognosa di infrastrutture adeguate, rete idraulica ed elettrica funzionanti, un porto in fermento, sempre con in testa il sogno di vedere Milazzo come Taormina, piena di turisti.

Peppino fece la sua parte ma, arrivando a raccogliete circa 38.000 preferenze, nonostante la gran messe di voti ottenuta, solo per poco non ce la fece, coinvolto dalla debacle del partito.

Peppino era stato sempre abituato a spendersi in modo vistoso nel processo di sviluppo della sua città e, adesso, era costretto ad assistere alle ferite inferte al suo territorio da una nuova edilizia chiamata a rispondere ai bisogni esasperati della mobilità sociale o al nuovo status dei suoi cittadini, passati dal contado alla condizione di operai dell’industria.

Non si scompose, non accusò nessuno delle sue débacle e continuò sempre a prestare il suo silente servizio utilizzando la politica in modo più fattivo e con le mani libere dagli inquadramenti di partito.

Preferì non essere il democristiano di un dubbio rinnovamento che dietro una facciata di perbenismo celava una sofisticata capacità di tessere sistemi estranei alla sua comprensione.

Non entrò mai nel mirino dei magistrati e non fu mai garante di alcun sistema di oppressione dell' imprenditoria a beneficio di una classe politica parassitaria.

Piuttosto che soffermarsi a criticare preferì governare il fenomeno dell’industrializzazione entrando nel cuore del Consorzio del Tirreno che la più importante area per lo sviluppo industriale della provincia.

Aderì prontamente al Consorzio dell’Autostrada Messina-Patti costituitosi con l’apporto di Comuni, Camera di Commercio, Amministrazione Provinciale.

Il 24 Gennaio 1969 la Technital Spa, società di Verona si aggiudicò l’appalto per la costruzione dei primi 12 chilometri di autostrada all'interno del Comune di Messina, il tratto che andava dallo svincolo di Messina Boccetta a quello di Villafranca Tirrena.

Dopo la perdita del seggio elettorale, soffiatogli per un niente dal MSI, nelle elezioni regionali del 1971 Peppino continuò sulla strada di sempre, sino alla sua scomparsa, senza fare mai far venire meno il suo impegno politico, sicuramente premiato dal destino che gli concesse di non aver fatto parte del governo della Sicilia dove le promesse ed i buoni propositi democristiani si dissolsero, in gran parte, nel tempo.

Fu Commissario Prefettizio e poi tra gli eletti in seno al consiglio di amministrazione dell’ospedale di Milazzo per il quinquennio 1974-78, intento a compiere un’ulteriore atto d’amore per la sua città.

La prima pietra dell’Ospedale di Milazzo nato per il suo devoto interessamento fu posta il 16 Gennaio del 1966.

Peppino Fogliani, insieme a tutti coloro che avevano preso a cuore l’iniziativa, aveva compiuto il suo capolavoro.

La sua competenza lo portò a diventare il Presidente della struttura facendola promuovere ad Ente Ospedaliero di Zona.

Il 19 Giugno 2005, alla presenza del Ministro della Sanità Storace, del vice ministro Ricevuto, dell’assessore regionale alla Sanità Pistorio e del direttore Furnari, Milazzo rese il suo dovuto omaggio a Giuseppe Fogliani intitolandogli l’ospedale, a perenne ricordo della sua opera per farlo sorgere e prosperare.

Questo fu l’uomo concluse la sua esistenza terrena un grigio giorno di Dicembre del 1995.

Olga lo seguirà cinque anni dopo, in un torrido giorno d’Agosto del 2000.

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Padre Bernardino

Al secolo Michelangelo Aurifici (Ucria, 9 aprile 1739 – Palermo, 29 gennaio 1796), è stato un botanico italiano.

Biografia

Nel 1766, entrato nel convento di S. Antonio di Padova dell'Ordine dei Frati Minori, cominciò ad interessarsi di storia naturale ed in maniera particolare di botanica.

Nel 1786 ricoprì l'incarico di "Dimostratore di Botanica" presso la Università di Palermo.

A lui si deve l'impianto della parte storica dell'Orto botanico di Palermo, avvenuta tra il 1789 e il 1791, seguendo l'innovativo sistema di classificazione di Linneo. Nello spazio retrostante al Gymnasium dell’Orto si trova un suo busto scolpito da Mario Rutelli.

Di carattere modesto e schivo, fu un botanico di grande valore al punto da meritarsi l'appellativo di Linneo siciliano.

Opere

  • Hortius Regius Panormitanus Tipis Regis, Palermo 1789
  • Plantae ad Linnaeanum opus addendae, et secundum Linnaei sistema noviter descriptae 1792

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Lando Arturo

n. Ucria 6-1-1903. Banchiere. Dottore in Scienze Economiche. Grande Ufficiale al merito della Repubblica. Cavaliere Magistrale Sovr. Milit. Ord. Malta. Amministratore Delegato Banca Privata Finanziaria, Milano. Consigliere Banca di Messina. Presidente Comitato Esecutivo Banque de Financement, Ginevra. Consigliere Istituto Centrale  Banche e Banchieri, Milano. Procuratore Banco di Roma (1921/1927) Direttore Credito Marittimo (1927/1935) Direttore Centrale, Vicedirettore Generale e Consulente per l’Estero Banco di Napoli (1935/1968). Presidente Deputazione Borsa Valori Napoli dal 1950 al 1968. Componente la Commissione Ministeriale per la riforma della Legislazione Borse Valori. Componente Commissione Finanziaria Camera Commercio Int.le Sez. Italiana, Roma. Componente Delegazione Italiana presso Commissione Tecnica e Pratiche Bancarie della Cam. Comm. Int.le di Parigi. Docente in vari corsi di lezione su legislazione e tecnica bancaria. Autore di monografie, conferenze, pubblicazioni di carattere tecnico su Banca, Borsa e Cambi. Membro del Rotary Club Internazionale di Napoli. Lingue scritte e parlate: francese, inglese.

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Pietro Gullotti

Antonino Pietro Gullotti detto Nino (Ucria, 14 gennaio 1922 – Roma, 9 agosto 1989) è stato un politico italiano della Democrazia Cristiana, deputato dal 1958 fino alla morte, numerose volte Ministro.

Queste le tappe della sua carriera politica:

  • 1951 segretario provinciale della DC messinese
  • 1954 segretario regionale della DC siciliana nonché consigliere nazionale della DC
  • 1960 membro della direzione centrale della DC
  • 1972 ministro dei Lavori pubblici
  • 1973 ministro delle Partecipazioni statali
  • 1975 ministro della Sanità (in questo periodo viene varata la prima legge contro il fumo, l'11-11-1975)
  • 1976 ministro dei Lavori pubblici
  • 1978 ministro delle Poste e delle telecomunicazioni
  • 1979 vicesegretario nazionale della DC
  • 1983 (fino al 1987) ministro dei Beni culturali

Tra i fondatori nel 1958 della corrente dorotea, si avvicinò sempre di più ad Aldo Moro e Benigno Zaccagnini e successivamente a Ciriaco De Mita. Uomo potente ma discreto, scrissero di lui che possedeva "il 41 per cento delle tessere bianche in Sicilia". Calogero Mannino (che firmò un articolo di commemorazione sull'organo ufficiale della DC Il Popolo, il giorno dopo la sua morte) lo descrisse in questi termini: "sua regola fu la tolleranza senza debolezze, il rispetto per gli altri e per le ragioni degli altri. La lezione del suo impegno politico, rimane fondamentale per tutti. Fondamentale la sua lezione di umiltà come signorilità". Suo nipote Francantonio Genovese è stato sindaco della città di Messina in quota Margherita.

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